In Memoriam
(12.07.2001 – 05.08.2014)
La storia del mio Rosco inizia come nei migliori racconti, in una notte in cui infuriava la tempesta.
Da molti mesi aspettavo la nascita di quei cuccioli, ma lui venne al mondo proprio nel bel mezzo di un temporale estivo mentre dal cielo scendeva una pioggia gelida e i lampi squarciavano l’oscurità.
Non era ancora l’alba che io e il dott. Ficarelli eravamo già al capezzale della brava Mia, che tutta sola nella notte più lunga, aveva dato alla luce sei splendidi bracchetti, tutti roani come lei.
Tuttavia l’attesa per me fu ancora lunga e passai i due mesi successivi a visitare quasi quotidianamente l’allevamento di Montericco, pregustando il giorno in cui quel cucciolo sarebbe tornato a casa con me.
Avevo solo 17 anni ma quell’estate sembrava senza fine, poi finalmente settembre arrivò e quel giorno sulla strada di casa non ero più solo.

Mi era stato donato il cucciolo più intraprendente, quello che camminava spavaldo tra le zampe degli adulti, quello che se prendeva una botta e cadeva, non guaiva ma si rialzava immediatamente.
Non posso dire crebbe, poichè crescemmo insieme.
Dopo la scuola mangiavo in fretta per poi correre nei campi con lui e qui ci addestrammo e preparammo per quella che era la nostra più grande aspirazione: la caccia. Inizialmente per via della mia inesperienza, aveva un riporto stentato, tuttavia maturando diventò un recuperatore eccellente tanto che insieme partecipammo a moltissime gare S.Uberto (disciplina cinofila in cui il cane deve cercare, fermare e riportare) arrivando sovente alle fasi finali.
Rosco si rivelò da subito dotato di grande istinto, versatilità e senso del selvatico.
Diventò un grande cacciatore di qualsiasi animale incontrasse: se eravamo in pianura a beccaccini li fermava a 20 metri come uno specialista, nei calanchi dell’Appennino lavorava le pernici rosse con un ardore unico, per non parlare delle beccacce: Rosco aveva capito in quali posti la regina del bosco preferiva nascondersi, così si dirigeva subito verso quegli angolini, senza mai fallire.
E’ stato anche un maestro valido e paziente, spesso infatti l’ho utilizzato nell’addestramento delle giovani leve in quanto privo di vizi che potessero rovinare i cuccioloni.
Era sicuro nella ferma, accorto e meticoloso nella cerca, non rincorreva i caprioli. Bastava mezzo fischio per farlo rientrare.
In ogni sua monta Rosco marcò indelebilmente i propri discendenti, dando cuccioli omogenei oltre che tutti roani. Nel 2006, dall’accoppiamento con Nube di Casamassima nacquero 7 bellissimi cuccioli di cui però solo in 3 sopravvissero, ma questa è un’altra storia che troverete nella pagina dedicata al suo discendente più celebre: il nostro Ulisse di Casamassima.
Genealogia










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