In quanto esemplari di essere umano siamo abituati a considerare le differenze psicosomatiche una ricchezza e l’eterogeneità dei caratteri un patrimonio da preservare in tutte le sue forme: ognuno di noi è unico, imperfetto ma parimenti legittimo e più o meno bello dentro e fuori – quantomeno agli occhi di sua madre.

Ma se un approccio inclusivo è sacrosanto (o perlomeno dovrebbe esserlo!) nella società degli uomini, quando si parla di cani il discorso è un tantino diverso.

Una razza canina infatti è tale solo perchè rispecchia fedelmente un preciso standard morfologico, funzionale ed attitudinale che mira all’omogeneità genotipica e fenotipica dei suoi esponenti, obbligandoli ad incarnare dei parametri che, al fine di tutelare il tipo, li uniformano e al contempo li distinguono in soggetti più o meno belli, nonchè degni di rappresentare e dare un seguito alla specie.

Se vi sembra la cosa più discriminatoria e razzista che abbiate mai sentito, probabilmente lo è.

Ma d’altra parte è di cani di razza che stiamo parlando. Ed è proprio tale concetto a definirne morfologia, specificità, psiche, identità, carattere, tempra, memoria, intelligenza, attitudini, affidabilità, affiatamento con l’uomo così come molti altri aspetti che, per essere fissati e tramandati, impongono delle scelte oggettive e spesso impietose: la cosiddetta selezione.

Ora, dando per assodato che in tale ambito a fare la differenza siano i poterih fortih!!1! quali giudici, allevatori e Società Specializzate, non credete anche voi che se ogni appassionato, nel suo piccolo, prendesse consapevolezza dei pregi e difetti più evidenti e imparasse piano piano a distinguere un bracco da un brocco, la conservazione della razza diventerebbe un compito più facile per tutti?!

Sperando di far cosa gradita, sono quindi a proporvi una carrellata di caratteristiche più o meno indesiderabili, facilmente identificabili e abbastanza diffuse tra i bracchi italiani verso le quali sarebbe opportuno, secondo me, cominciare a sviluppare una certa sensibilità – per poi continuare ad amare il nostro comunque-simpatico Vercingetorige IV De Stacippa a prescindere, come mamma l’ha fatto e all’insegna di tutto ciò che rappresenta per noi!


Il testone mappazzone
Il Bracco Italiano è tanto di tutto ma non deve essere troppo, specialmente a livello della testa che ne definisce il tipo.
Onestamente non occorre essere espertoni dello Standard per essere in grado di riconoscere ed apprezzare una bella testa quando questa risulti imponente ma ben proporzionata, tipica ma asciutta, funzionale ma elegante.
Banditi quindi gli eccessi di pelle tipo Mastino o Bloodhound ma anche le linee sgraziate che deformano lo sguardo, conferiscono al cranio un effetto globoso e massiccio rendendo il muso del cane sostanzialmente indefinito e grossolano.

Assi cranio facciali NON divergenti
Anche qui all’inizio potrebbe servirvi il goniometro, poi ci fate l’occhio e andate via in scioltezza.
Praticamente la testa di un cane viene descritta sulla base degli angoli creati dall’incrocio tra l’asse longitudinale superiore del cranio e l’asse del muso.
Nel caso del Bracco Italiano queste due linee immaginarie, incontrandosi, devono dare vita ad una condizione nota come divergenza (spiegata benissimo dal Solaro qui sotto), che si contrappone al parallelismo del Setter Inglese e alla convergenza del Pointer contraddistinte tra l’altro anche da un gradino (stop) pronunciato tra cranio e canna nasale. Che invece nel Bracco Italiano è una roba assolutamente inguardabile.

Me cala la palpebra
O ectropion per gli amici.
E’ un difetto trasversale a molte razze, che causa un’eccessiva lassità della palpebra inferiore portandola a perdere aderenza con la rima dell’occhio.
Oltre ad essere esteticamente bruttina da vedere, quindi neanche auspicabile da Standard, questa caratteristica è negativa soprattutto perchè foriera di irritazioni e arrossamenti, esponendo l’occhio al facile ingresso di batteri o corpi estranei come i forasacchi.
A mali estremi si può provare a limitare i danni con un intervento chirurgico – nei tempi e nelle modalità suggerite dal proprio veterinario! – ma trattandosi di un problema congenito, i soggetti che lo presentano rischiano comunque di trasmetterlo all’eventuale prole!

L’occhio chiaro
Lo sguardo del Bracco Italiano fa la razza, per questo il colore dell’iride non può disattendere le aspettative.
Da Standard la sfumatura giusta va dall’ocra al marrone più o meno intenso, in armonia con la colorazione del mantello.
In genere una colorazione più chiara del dovuto è accettabile e perdonabile finchè il cane non ha completato lo sviluppo (quindi intorno ai 2 anni), dopodichè “l’occhio da rapace” rappresenta un difetto bello grosso dentro e fuori dai ring.

L’orecchio da segugio
A quale braccofilo non è capitato almeno una volta di ricevere complimenti per il proprio segugio?
Le due razze in effetti sono molto somiglianti ma tra le sfumature che le distinguono c’è proprio la forma dell’orecchio, che nel segugio termina con un’apice più appuntito, può essere attaccato anche leggermente più in basso rispetto alla linea zigomatica e pende dalla testa del cane come fosse un fazzoletto di seta.
Per apprezzare la differenza forse bisogna allenare un pò l’occhio, ma una volta afferrato il concetto sarà la prima cosa che noterete in un bracco!

Torace carenato e ventre retratto
In quanto trottatore, il Bracco Italiano è costruito per sostenere un’andatura di resistenza più che di velocità.
A questo preciso scopo il suo costato deve essere ampio, profondo e ben disceso a livello del gomito, caratterizzato inoltre da un visibile arrotondamento delle coste che allarga il torace conferendogli la parvenza di una botte.
Per lo stesso principio anche il ventre deve proseguire sulla stessa linea del torace senza risalire come invece accade nel Pointer o nei Levrieri, razze tipicamente deputate al galoppo.

Spalla diritta
Passa spessissimo inosservata eppure è un particolare sul quale vale la pena soffermarsi.
Una spalla dritta o poco inclinata consente scatti velocissimi ma per tempi molto brevi, adattandosi quindi perfettamente alle esigenze di Terrier e Levrieri ma decisamente meno alle performance di un cane da ferma.
Per razze come la nostra è importante (e richiesto) che la spalla sia lunga e obliqua poichè un’inclinazione di 45-55° agevola il movimento al trotto o galoppo che sia, garantendo una sequenza di flessione ed estensione dell’arto fluida, sostenibile e poco faticosa per il cane.

coda ardita

Coda ardita
Credo inizieranno a parlarne anche al telegiornale tanta è l’ossessione per l’argomento in tempi recenti e un pò c’è da capirlo.
Seppur in modi differenti, infatti, la coda è uno strumento di comunicazione fondamentale per tutti i cani da caccia ed è importante che ogni razza ne conservi il portamento e le modalità espressive che lo Standard impone.
Nel Bracco Italiano, di norma, la coda è portata orizzontale e alla stessa altezza della linea dorsale oppure leggermente sotto o leggermente sopra. Ogni volta che la coda viene invece portata quasi perpendicolare alla schiena si parla di coda a bandiera oppure coda ardita e l’indignazione è garantita al limone.

Coda stretta
Alla visione di un soggetto con la coda striminzita un mio amico esclamava serissimo: “Sangue kurzhaar“, ed in effetti il bracco tedesco, come moltissime altre razze omologhe, presenta una coda più sottile e affusolata di quella che dovrebbe avere un bracco italiano, cioè molto larga al livello dell’attaccatura e molto spessa per tutta la sua lunghezza.
Sembra un dettaglio di poco conto ma se sarete in grado di puntualizzarlo sembrerete molto fighi.

caudotomia-coda-bracco-italiano

Eccessiva timidezza
E’ un aspetto che la recente riselezione della razza deve ancora affinare e che interessa diversi soggetti ma soprattutto i loro proprietari, i quali si ritrovano a soffrire la convivenza con un cane pauroso o diffidente nei confronti di persone estranee o circostanze fino a quel momento sconosciute.
La buona notizia è che ci si può lavorare (tanto), perchè non è solo una fase e non basta solo l’ammmòre, migliorando nettamente la situazione.
La cattiva è che trattandosi quasi sempre di una questione genetica, mettere in riproduzione cani con questo tipo di problematiche è un grandissimo rischio da soppesare con attenzione.

Mordacità
Non credete a chi vi dice che per un Bracco Italiano è normale rispondere a mozzichi davanti alle provocazioni: l’indole assolutamente pacifica e bonaria della stragrande maggioranza dei soggetti dimostra che l’aggressività non fa (e non dever far) parte dell’indole della razza.
Per questo motivo i bracchi che si mostrano nervosi, reattivi o mordaci nei confronti di persone o cospecifici non sono da ritenere più cazzuti degli altri, casomai dei grandissimi str**** dai quali tenersi alla larga.

Arancione scuro o marrone chiaro?
In questo articolo con dovizia di particolari vi ho raccontato TUTTO sulle possibili colorazioni del mantello di un Bracco Italiano.
Per farvela breve sono 4: bianco arancio e melato arancio, bianco marrone e roano marrone.
Naturalmente le sfumature di arancio e marrone non sono state tagliate con l’accetta per cui nei rispettivi range sono contemplate diverse tonalità, anche se non tutte pregiate quanto il famoso marrone tonaca di frate.
Quando però si esagera e il confine tra i due colori è indefinibile, andiamo mica tanto bene!

Color testa di moro
Sui Kurzhaar una tonalità di marrone molto scura sta da dyo.
Forse è proprio per questo che, vista l’affinità tra le due razze, al fine di mantenere una certa distinzione ed evitare miscugli strani, sul Bracco Italiano invece no.

Le focature
Per Dobermann, Rottweiler e Segugi nero focati le temibili macchioline arancioni che si presentano su varie parti del corpo tipo sopra gli occhi, sulle guance e sotto la coda, sono marchio di fabbrica.
Dopodichè esistono razze come il Kurzhaar addosso al quale sono permesse.
Poi c’è il Bracco Italiano sul quale non-le-dovete-nemmeno-nominare o chi se ne intende vi crepa di mazzate.

La maschera facciale asimmetrica
Mentre la simmetria definisce, l’asimmetria distrae.
Mentre la simmetria è bellezza, l’asimmetria è disordine.
Mentre la simmetria distingue la razza, l’asimmetria ne svela i retroscena.
Per cui ok: meglio tirare una linea che divida la testa del cane in due metà perfettamente uguali…però che barba la specularità: a me i bracchetti con la faccia incasinata di colore piacciono tantissimo!



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