Ad un anno da chè anche l’ultimo cucciolo è stato felicemente appioppato, devo confessare che di tutte le nuove famiglie quella che più mi ha dato da fare è stata la mia.
Questo perchè i miei genitori – alla loro primissima esperienza con un bracco italiano –  nel terrore di sciuparmela hanno riversato su Isadora tutto il loro amore, dedicandole mille attenzioni, accettandola sempre per quella che era ma approntando – già che c’erano – una lista di quei piccoli particolari che nella fattispecie, almeno secondo loro, presentavano ampi margini di miglioramento.
Così col piglio senza filtri che solo chi ti ha cambiato i pannolini può vantare, sono diventati i critici più spietati del mio lavoro.

Non abbiamo mai avuto un cane più scoordinato di questa.
Bellina eh, però sbava da morì.
Lo fanno anche i vostri? perchè secondo me non è normale.
Mah, io la vedo tanto magra…
La coda già che c’eri potevi fargliela più corta!
Siamo sicuri che il cucciolo che ha battuto la testa non fosse lei?
Per me dovevamo tenere Baskerville.

Quando loro sono tranquilli, a mettergli in testa le peggio paranoie ci pensano i passanti, l’Internet o se dice veramente male, il veterinario zelante.
Tipo l’altro giorno, che mia madre mi chiama impanicata per chiedermi cosa mi fosse saltato in mente di non tagliarle gli speroni: me l’ha detto il veterinario – mi fa – che tanto non servono a nulla e per evitare problemi, bisognava amputarli alla nascita.
E figurati se tra la parola di un dottore in Medicina e quella di una laureata con una tesi sul Don Chisciotte, mia madre da ragione a me.
Ma se in qualunque altra circostanza farebbe solo bene a non fidarsi, nel caso specifico giuro! posso spiegare, non è come sembra.
Perchè nel Bracco Italiano, lo SPERONE è CARATTERISTICA di RAZZA.
O almeno, lo è stata.

Infatti, sebbene sia uno di quei dettagli di cui oggi non frega più niente a nessuno – perchè a fare il tipo sono aspetti più plateali come la testa, il tronco o l’andatura – c’è stato un tempo in cui lo sperone era segno distintivo di bracchi e spinoni italiani.
Prima di qualsiasi Standard, ce lo insegna la letteratura di metà ‘700 che, nei due poemi più celebri dedicati alla razza, coglie appieno l’essenza del bracco rendendone un ritratto antico ma attualissimo, in ogni aspetto.
Sperone incluso.

Ma ‘sto sprone, di preciso, cos’è? Giuseppe Solaro in uno dei suoi tanti scritti di settore, ce lo spiega meglio di chiunque altro.

Si tratta quindi di una vestigia, quel che resta del quinto inutile dito, che alcuni soggetti presentano agli arti posteriori (il quinto dito degli arti anteriori invece si trova sempre, in tutti i cani) ed è ovviamente una questione ereditaria.
All’interno di una stessa cucciolata possono presentarsi cuccioli senza speroni, con sperone semplice o doppio, senza che nessuno di essi risulti in difetto o possa essere accusato di essere figlio di babbo pointer – come accadeva invece un secolo fa quando, in un’epoca di rinsanguamento necessario al rilancio della razza in un panorama venatorio monopolizzato dai cani inglesi, si credeva che solo lo sperone facesse la differenza tra il bracco puro e un incrocio.

Per sapere a quale delle tre fortunate categorie appartiene il vostro bracco, adescate il bavoso con cibarie assortite, quindi placcatelo, agguantatelo per una gamba e guardate il piede: quante dita che poggino per terra contate? Spero non più di 4.
Nel caso a queste si aggiungesse un’escrescenza singola o doppia, munita di unghia, posta più in alto lungo il metatarso, congratulazioni, il vostro bracco è speronato.

Cosa avete vinto? Assolutamente niente.
Cosa dovete fare? Assolutamente niente, a meno che per il cane non rappresenti un disagio.
Non si può escludere infatti, specie nel caso l’appendice non si sviluppi aderente al resto del piede, che lo sperone resti impigliato, si laceri o si strappi, oppure che l’unghia, la quale non toccando terra non si consuma, cresca indisturbata fino ad incarnirsi.
Ma se in questo senso la rimozione preventiva può trovare una possibile giustificazione, devo dire di non aver mai conosciuto nessuno il cui bracco sia stato vittima di tanta e tale sciagura.
Men che meno i nostri cani che, da Rosco a Isadora, non hanno mai avuto problemi, anche perchè tutti abbastanza folli da provvedere da soli alla propria pedicure.

Sta poi di fatto che lo sperone, oggi come 120 anni fa – cioè prima ancora che il grande bracco e il bracco leggiero diventassero una cosa sola – è contemplato dallo Standard Morfologico:

1897:
Pregiato il quinto dito o sprone semplice aderente al tarso posteriore. Tollerato quello snodato o doppio. Ammessa l’assenza dello sprone.

2018:
Piede con tutte le caratteristiche di quello anteriore, munito di sperone, la cui assenza non costituisce difetto. Tollerato il doppio sperone.

Non c’è quindi da tagliare a prescindere.
Non senza prima considerare la natura di questo orpello, inutile, esposto a (pochi) rischi, che non fa il bracco, ma che se c’è è parte del soggetto e di un retaggio storico che attraversando le generazioni, resiste al tempo per affascinarci.

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