Vista la fatica che mi era costata elaborarlo e farcirlo di belle fotografie, ero davvero impaziente di dare in pasto all’internet il progetto Bracchi Reggiani. La mission di base era molto semplice: mettere in luce i nostri bracchi raccontandone le storie straordinarie, nella certezza che se anche al mondo non fosse fregato un accidente, sarebbe stato comunque un bel diario dei ricordi virtuale.
Quello che non sapevamo, era che poche ore dopo la messa online del sito, Rosco se ne sarebbe andato.
All’improvviso e in tutti i modi in cui avrebbe potuto lasciarci.
Lasciando calare sul quartiere una coltre di silenzio, lasciando Ulisse per giorni rintanato nella cuccia, lasciando noi soli a camminare per casa senza la sua schiena che arrivava a pretendere le coccole.
Pensare alla fortuna di averlo avuto con noi per 13 anni, e che la sua sofferenza fosse durata appena il tempo di capire che l’unica cosa da fare per il suo bene, era lasciarlo andare, ci ha guidato attraverso il dolore per settimane.
Finchè la ruota ha ripreso a girare e tutto ad aver un senso: non ci sarebbe stato più un minuto da dedicare alla tristezza, solo ai bei ricordi, Ulisse avrebbe avuto qualcuno con cui correre, e noi una nuova avventura da vivere da capo.
Perchè nelle nostre vite era arrivata Olena,e quello che non sapevamo, era che attraverso di lei, Rosco sarebbe tornato.
Certo non sul serio, certo non del tutto, ma lo avrebbe fatto ridendosela della grossa davanti al mio principio d’infarto, nel momento in cui Olena ha dato alla luce Dracarys: un topone grande quasi il doppio degli altri, tutta marrone dal tartufo alla punta della coda, per giunta femmina, così diversa dai fratelli, che non riuscivo a smettere di girarmela tra le mani per capire di che razza fosse.
Come se non bastasse, era talmente grintosa e implacabile quando si trattava di sbalzare via gli altri per accaparrarsi il latte della mamma, da convincermi sempre più che -oltre il danno la beffa- sarebbe stata l’unica a sopravvivere.
Per fortuna non mi sono mai sbagliata tanto in vita mia, anzi di giorno in giorno – appurato che non si trattasse di un organismo alieno mandato sulla Terra per invaderla moltiplicandosi per mitosi, bensì di una bracchetta simpatica e vivace – mi sono talmente affezionata a lei, da decidere che in fin dei conti, avrei potuto tenerla con me.
Sarebbe stato come chiudere un cerchio e in qualche modo ricominciare da Rosco, da cui Dracarys ha ereditato il caratteristico mantello uniforme nel disegno e nel colore, lo sguardo dolce ma vigile, l’attaccamento alla famiglia umana e canina, e la genuinità dell’agire sempre d’istinto e vivere a modo proprio, senza filtri e senza regole.
Insomma, sarei stata pronta a dare a Dracarys un’esistenza ordinaria, fin quando il destino ha messo sulla nostra strada Andrea e Giulia che le avrebbero garantito una vita straordinaria perchè fatta di caccia, amore e famiglia, che lei avrebbe potuto condividere con altri cani – tra i quali Camillo, figlio di Ulisse – il tutto rimanendo nel raggio di 30 km.
Così l’ho guardata andare via tra le loro braccia, senza il minimo rimpianto e sicurissima di aver fatto la scelta migliore per lei, aspettando il giorno in cui l’avrei ritrovata.
E quel giorno è arrivato con il pretesto di un’uscita di caccia, durante la quale Dracarys – opportunamente ribattezzata Bruna – si è divertita ad affiancare la mamma per familiarizzare con il vero habitat naturale dei Bracchi Reggiani: i calanchi dell’appennino emiliano. Qui la nostra cucciolona ha dato prova di grande predisposizione all’attività, seguendo inizialmente i passi di Olena e imitandone gli atteggiamenti, per poi focalizzarsi sull’ambiente circostante, fino ad emanciparsi del tutto avventurandosi su percorsi alternativi, senza temere di prendere l’iniziativa e seguire il proprio naso.
Vederla così caparbia e avida sul terreno è stata l’ennesima dimostrazione di quanto Bruna sia un mix perfetto dei bracchi del nostro cuore, nell’approccio col terreno di caccia, come nell’aspetto esteriore.
E’ stato sufficiente guardarla fiondarsi fuori dalla macchina appena arrivata a casa nostra, per rendersi conto di come la genetica di Rosco, abbia nel tempo fatto spazio ai lineamenti e alle forme di Olena, trasformandola praticamente in un suo alter ego in tinta unita.
Mi sarebbe piaciuto passare più tempo con lei, senza che sua madre arrivasse a interrompere la reunion prendendola a zampate come ai vecchi tempi e soprattutto, avrei adorato ammirarla senza la bava di Ulisse addosso, dato che il vecchio mandrillo, in barba ai gradi di parentela e alla giovane età della nipote, non perdeva occasione per provare ad agganciarla.
Però sono stata contentissima di rincontrare il suo sguardo e scoprirlo animato da una personalità eclettica come quella del bisnonno, ma piena di sfaccettature che la rendono più bella, più intelligente e più forte di qualunque altro cane prima di lei.
Dracarys avrà sempre un posto speciale nel mio cuore, perchè vederla nascere e crescere ha riportato in vita il ricordo di un affetto, che grazie a Bruna e ai suoi fratelli non resterà un’ombra relegata nel passato, ma sarà sempre tendente a infinito.
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