O almeno è così che ci siamo sentiti davanti all’impossibilità di prendere parte ad una manifestazione straordinaria qual è stato il 2° Raduno Mondiale del Bracco Italiano.
Per mesi a giorni alterni abbiamo pensato di riuscire ad incastrare le esigenze dei bracchi grandi e piccoli, delle famiglie e del lavoro, ma alla fine era tutto talmente complicato, che se continuavamo a mettere in fila i problemi, ci sembrava impossibile presenziare anche all’edizione del 2020.
Quando tutto sembrava perduto però, dopo 6 anni di treno e una dura lotta per la sopravvivenza allo snodo dell’ora di punta (sia all’andata che al ritorno) a Firenze SMN, almeno una scappata, almeno io sono riuscita a farcela.
E ne è valsa assolutamente la pena.

E’ stato sufficiente mettere piede fuori dalla stazione e percorrere le vie del centro di corsa – chè già mi ero persa sbandieratori, cornamuse e presentazioni ufficiali – per rendermi conto della bellezza della città a prescindere dall’evento che ospitava.
Quando poi sono arrivata, congedandomi da un polmone, in cima alla salitona che conduceva al Prato di Arezzo, dov’erano disposti i ring, mi sono davvero mangiata le mani.
Chi ha concepito il Prato di Arezzo secoli fa, sapeva che il giorno di questo Raduno sarebbe arrivato, per forza.
Se l’evento di San Gimignano 2014, in quanto pionere, fu memorabile di per sè, col raduno di Arezzo 2017 si sono colmati tantissimi degli inevitabili margini di miglioramento, dando vita ad una giornata divertente, per niente caotica in un contesto al servizio degli espositori: dalla possibilità di parcheggiare vicino ai ring, approfittando anche dell’ombra del viale alberato, all’ampiezza dei ring stessi, ritagliati sul manto erboso quindi in piano.
Davvero, pur non avendolo vissuto da protagonista, mi permetto di fare un plauso agli organizzatori: è stato talmente bello, che se non fossi una sòla totale, mi metterei a presentare dei cani anch’io, e (non) è una minaccia.

L’unico neo della giornata, a parte la nuvola di Fantozzi che ha deciso di scaricare durante l’unica categoria che seguivo facendo un tifo indiavolato, è stata l’assenza delle persone che rendono questa nostra passione una dipendenza e la cui sola presenza ci fa sentire subito a casa.
D’altra parte questi eventi sono fatti da e per chi c’è, quindi è stato bello riabbracciare vecchi amici e incontrare in carne ed ossa alcuni avatar di Facebook – a questo proposito ringrazio infinitamente quelli che mi sono venuti a salutare, io ho un disperato bisogno di cambiare gli occhiali.

Invece coi bracchi me la cavo decisamente meglio e alcuni di loro li riconoscerei tra mille: tipo Napoleone di Casamassima, dei nostri amici Francesco & Chiara, che avevamo lasciato cucciolone, fisicamente tutto da farsi, follemente innamorato di Olena e che oggi ho ritrovato maturato, nel pieno della forma e infoiato come un tempo.

Poi il celebre Baldo, che vola da un pezzo con le sue ali e non ha bisogno di presentazioni, così come l’immancabile Circe di Witigenove: perchè diciamoci la verità, che esposizione sarebbe senza la famiglia Quadri?!
Parlando di Circe, ho finalmente conosciuto suo fratello Celso di Witigenove, figlio di Beppina di Witigenove [Ulisse di Casamassima X Agnes od Nebeske brany] che, per la gioia della sua proprietaria Beth, si può considerare una delle più estrose reincarnazioni di Rosco.

Last but not least, il mio adorato Mantello di Montericco (Vito) dall’Inghilterra e il simpaticissimo Otto, il bracco più famoso della Toscana, che nonostante il suo debole per le bracchette, nel ring ha dato il meglio!

Ma la mia missione non è stata soltanto quella di aggirarmi tra i ring come colta da labirintite.
Ho anche rivestito con prestigio il ruolo di ragazza-scusa-mi-tieni-un-attimo-il-cane? Ma scherzi, sono venuta senza i miei apposta, e ho partecipato a dense sessioni di speteguless a bordo ring, eseguite con tanto di braccia incrociate dietro la schiena, alzandomi ogni tanto sulle punte squotendo la testa, ad esprimere sprezzante insoddisfazione, come un pensionato davanti a un cantiere.
Almeno finchè non è stata la volta dei roani in classe Libera: lì mi sono fatta prendere dalla competizione coi panchinari seduti poco lontano da me e ho assunto il comando della tifoseria di Montericco.

Non si trattava soltanto di fare il tifo per Macchia e Gaio, due dei nove Horcrux nati da Gollum di Montericco e Gilda, quindi ultimi discendenti di Rosco e Ulisse, ma anche per Grappo Gino loro fratello e papà delle 10 piccole Idrovore.

Il nostro progetto allevatoriale ci è sempre stato cristallino, ma ogni volta che lo vediamo trotterellare sul ring, questo bracco di due anni ci offre altri mille motivi per essere orgogliosi di averlo scelto, quand’era solo un cucciolone, perchè il suo patrimonio genetico si unisse a quello di Olena nel dar vita alla nostra primissima cucciolata.

Dopo un giudizio molto accurato da parte del giudice De Giuliani, Grappo Gino di Montericco è finito meritatamente sul podio e lo stesso è avvenuto per la sorella Macchia, giudicata dall’esperta Bellan Falletti.
Neanche Gaio è rimasto del tutto a bocca asciutta dato che, subito dopo la fine dei giudizi per le varie classi, lui e Macchia sono stati premiati come MIGLIOR COPPIA del Raduno.

Aggiungendo al paio Grappo Gino, l’allegro trio è stato poi eletto anche MIGLIOR GRUPPO D’ALLEVAMENTO sempre dal giudice Capone.

La festa del Raduno era nel momento di massimo splendore: stava per essere proclamato il soggetto BEST IN SHOW e l’indomani avrebbero avuto luogo le prove di lavoro, ma io avevo tutta una serie di coincidenze Trenitalia da perdere per un soffio, quindi anche se a malincuore, era davvero giunto il momento di tornare a casa.
Lungo la via del ritorno, sulle tracce del negozio di panini buonissimi che trovi subito qui sotto a destra e che però non ho mai trovato, mi sono spinta nei vicoletti più remoti fino a ritrovarmi sul Corso principale e poi nella bellissima Piazza Grande. Ho scoperto una città incantevole, ospitale e nella quale spero di ritrovarmi in occasione del 3° Raduno Mondiale del Bracco Italiano, stavolta per riviverlo da protagonista, con vecchie e nuove generazioni di braccofili e bracchi al guinzaglio.
Anzi, quasi quasi io vi aspetto qui!

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