Tanti anni fa, quando stavamo insieme da pochissimo e le mie nozioni sul bracco italiano consistevano praticamente in: canide, 4 zampe e tanta bava, Andrea mi portò all’allevamento di Montericco allo scopo di presentarmi al suo amico e mentore Antonio Ficarelli il quale, dopo una breve conversazione, tanata subito la mia assoluta ignoranza in materia, trovò un modo eccellente per farmi capire che cosa s’intendesse lì quando si parlava di bracchi italiani.
Alzatosi dalla sedia, si assentò per ricomparire qualche minuto dopo, preceduto da due soggetti meravigliosi che, notai subito, essere molto diversi da quelli che avevo visto su internet: le bracche erano mamma e figlia, solide sugli arti, imponenti eppure capaci di muoversi con grazia ed armonia inaspettate.
La prima a saltarci addosso fu la roana, Mosca di Montericco, vivacissima e affettuosa, la cui espressione e disegno del mantello, perfino ad un occhio inesperto come il mio, la dicevano lunga sulle sue origini: era senz’altro una figlia di Rosco.

L’altra varcò la soglia precedendo di pochissimo il suo padrone come ad annunciarlo, con un movimento al trotto così naturale, che sembrava fluttuare sul terreno sfiorandolo appena.
Era una bianco arancio e si chiamava Pila di San Leo.
Mentre Andrea cercava di tenere a bada l’esuberanza della figlia, Pila mi si era avvicinata con compostezza e eleganza, come a presentarsi senza imporre la propria presenza. Io l’avevo accarezzata mentre lei col suo sguardo languido mi fissava scodinzolando, dopodichè era tornata a sedersi vicino al suo padrone, per dedicargli 10 minuti di sguardi d’amore incondizionato.
Pila, mi fu spiegato con grande orgoglio da Antonio, era stata allevata da Luigi Cremonesi ed era una degli ultimi discendenti diretti di una linea di sangue antica e pregiatissima, quella dei Ronchi – l’affisso di Paolo Ciceri, il padre del Bracco Italiano – ed oltre ad essere una cagna molto tipica, era anche un ottimo cane da caccia.
Ma per me in quel momento le sue origini e i suoi talenti erano completamente irrilevanti, mi era bastato un saggio della sua posatezza, della sua figura regale e perfetta, per farmi innamorare senza ritorno del bracco italiano.
Ovviamente, avevo già conosciuto Rosco e Ulisse ed erano cani speciali: Rosco era praticamente una persona, diventava l’ombra di chiunque lo accarezzasse, sapeva comunicarti esattamente quello di cui aveva voglia e non si poteva non amarlo; Ulisse è sempre stato Ulisse anche prima di diventare ULISSE, devoto ad Andrea, del tutto indifferente verso il resto del mondo, ieri come oggi, il non plus ultra.

Pila tuttavia aveva qualcosa di diverso, intanto perchè nonostante la stazza (adesso, non che fosse un bove…era semplicemente un bracco vecchio tipo!) che era una femmina lo capivi da un kilometro di distanza, e poi perchè emanava equilibrio e bellezza dagli occhi, dal modo di fare mai sopra le righe, dai movimenti calmi e delicati, dal bianco puro del suo mantello, sporcato solo da qualche chiazza arancione e da una particolare macchia sul labbro sinistro.
Nel nostro unico incontro, Pila ha scolpito nella mia mente un’ideale di bracco che mai avrei pensato di trovarmi accanto: prima di tutto perchè Andrea è un cultore del roano senza eccezioni, poi perchè se qualcuno a quel tempo mi avesse detto che un giorno ci saremmo trovati a fare quello che stiamo facendo, gli avrei consigliato di posare il fiasco.
Questo almeno fino a pochi mesi fa quando, attraverso la mia adorata nonchè roanissima Olena, insieme ad altri 9 splendidi cuccioli, la vita mi regala Lei.
Bis nipote di Pila da parte del papà Grappo Gino (←figlio di Gollum ←figlio di Rosco X Pila), Isadora la ricorda tantissimo, soprattutto nella stessa identica macchia sul muso e nella leggerezza dei modi, quelli del vero bracco filosofo, ovvero il tipo di personalità col quale avevo necessità di rapportarmi dopo aver trascorso gli ultimi 3 anni ad esorcizzare sua madre, nota dall’infanzia come “la figlia di Satana”.
Perchè se è certo che in mezzo a tutte quelle mitosi, meiosi e combinazioni genetiche governate dal caso, un buon 80% di quello che di Pila poteva esserci in lei si è perso per strada, è altrettanto vero che Isadora e Olena pur condividendo il 50% del patrimonio genetico, non potrebbero essere più diverse di così.
Leggendo tra le righe del linebreeding, com’era nei nostri piani, Isadora ha ereditato dal papà la struttura ossea, le zampone e – sia lodato l’Altissimo – la pace interiore.
Giuro, non sembra neanche di avere un cucciolo per casa, tanto è tranquilla e assonnata assennata.
Sembrano passati secoli da quando, senza più pantofole o scarpe degne di tale nome, rincorrevamo Olena (e viceversa) nel tentativo di strapparle di bocca un cuscino, un libro, l’albero di Natale.

Di Ulisse invece ha lo sguardo, il movimento e lo stacco di cosce.
Ma anche quel portamento nobiliare e distaccato, di chi ti compatisce mentre lo ricopri di carezze, chiedendosi perchè ‘sta vita è toccata proprio a lui e se può essere davvero che tu non abbia niente di meglio da fare.
Voi continuate pure a selezionare sulla base della morfologia ma ricordate che, in un mondo di bracchi appiccicosi, niente dice che è un bracco discende da Ulisse, quanto la voglia di starsene per fatti suoi. Sapevatelo.
Atteggiamento peraltro, che cozza terribilmente con la genetica di Rosco, il cui estro, almeno per ora, almeno in lei, si è fatto notare poco e speriamo continui così.
Povero Rosco, se sapesse che sangue del suo sangue rifiuta selezionatissimi pezzi di pane secco e lascia sempre qualche avanzo nella ciotola, dalla quale si nutre senza dare l’impressione di non mangiare da due settimane.
Ricordatevene, la prossima volta che sottovalutate le potenzialità del crossing over.
Nell’attesa di scoprire quanto della nostra opera di selezione (anche) venatoria, sia andato a buon fine, abbiamo iniziato l’educazione di base, tanto per aver un’idea di cosa ci aspetta e devo dire che sono rimasta piacevolmente colpita.
A dirla tutta, io sono una di quelle che fino a una certa età il cane devi lasciarlo stare perdyo, solo giochi, ok la disciplina ma niente pretese assurde, niente salti nel cerchio di fuoco. Solo che con lei così tranquilla e malleabile, un pò per metterla alla prova, un pò per stimolarla a prendere contatto col Pianeta, non ho resistito e ho iniziato a lavorare al Seduto e al Terra con ottimi risultati – specie se si considera la presenza fissa di Ray, che non esegue un comando a pagarlo, ma pretende comunque di essere retribuito come se facesse il lavoro di entrambi.

Per il resto Isadora a quasi 4 mesi si occupa di crescere nella lunga estate caldissima, per cui dopo una lunga notte passata in giro per casa, la sua giornata comincia con un bel riposino di 4-5 ore, dopo il quale solitamente si dedica ai suoi giochini, spesso riaddormentandosi mentre li addenta. Con la scusa di fare i bisogni, già che passa di lì, va a salutare lo zio Ray che la rispedisce al mittente per non rispedirla al Creatore, quindi per non sbagliare si riaddormenta fino alla libera uscita, quando finalmente smette di sembrare un peluche e comincia a dare segni di vita.
Ma sempre all’insegna della sobrietà.
A differenza di sua madre la puoi coccolare senza ritrovartela in testa, intenta a farti lo scalpo.
A differenza di sua madre ADORA la macchina – presumibilmente perchè è l’unico posto in cui riesce a dormire senza che nessuno arrivi a disturbarla, quindi non saremo costretti a simulare la cattura delle lepri per acchiapparla e caricarla a forza. Almeno lei.
A differenza di sua madre è una pensatrice, per cui riflette sempre un attimo prima di buttarsi in mezzo alla strada perchè ha visto un merlo o di correre incontro ai rottweiler per vedere l’effetto che fa, cosa di cui la ringrazio.

Oh, non fraintendetemi: Olena non è l’Anticristo e Isadora non è cerebrolesa (spero).
Diciamo piuttosto che mentre i cani come Olena andrebbero venduti all’etto e dietro esibizione di regolare porto d’armi, di cuccioli come Isadora potresti farne arrivare a container e allegarli alle enigmistiche.
Sono due facce della stessa medaglia, inscindibili e inconciliabili come il giorno e la notte, come l’iceberg e il Titanic, ma che in fondo fanno parte della stessa storia.
D’altra parte si alleva per raffinare la razza cercando di renderle il miglior servizio possibile, ricercando e selezionando caratteristiche desiderabili dimostrate, e possibilmente incastonate geneticamente, in soggetti comunque imperfetti e sempre perfettibili.
A noi piace farlo guardando al passato riconoscendo, prima di tutto a noi stessi, pregi e difetti perchè il paragone sia sempre teso al progresso e mai alla sterile autocelebrazione.
Rosco e Ulisse sono le nostre radici, Olena il nostro albero, Isadora uno dei suoi frutti più dolci.
