Oltre ad essere il luogo in cui sono cresciuta, casa dei miei, è il mio posto preferito perchè posso tornarci quando voglio e con chi mi pare, a condizione che mi porti sempre dietro il cane.
Da 13 anni innamorati di Ray e ormai rassegnati a Isadora i miei genitori vogliono bene ad Olena come se fosse una figlia.
Adorano averla tra i piedi, darle da mangiare in continuazione, rincorrerla per toglierle di bocca plaid cuscini pantofole, ridendosela un sacco mentre lei – incivile bracchetta di campagna – demolisce quel che resta dell’appartamento.
Alla luce del loro esempio ho sempre dato per scontate l’empatia, la tolleranza e il rispetto per il cane in quanto essere sensibile e senziente, da accogliere in casa come un membro della famiglia, semplicemente perchè ci mancherebbe altro.
E di tutti i modi possibili in cui si può scegliere di far vivere un animale io, sinceramente, riesco ad abbracciarne con simpatia soltanto uno: quello che, rispettando la sua natura e accettando rispettive libertà condizionate, permette al cane di godere della nostra compagnia (ma -soprattutto- viceversa), accogliendolo nei nostri stessi spazi e avvolgendolo nella sicurezza delle nostre stesse abitudini.
Sulla base di cotanto assunto, lo confesso, seleziono accuratamente anche le frequentazioni cinofile.
Possiamo non avere niente in comune, ma se anche tu ti fai beccare in pubblico a ballare la macarena mentre ti scuoti via i peli dai vestiti, hai imparato a scartare qualsiasi cosa come un ninja e non ricordi l’ultima volta che hai dormito senza due zampe conficcate nel costato, per me sei già uno di famiglia.
Per questo, quando la mia sorella braccofila Alessandra mi ha chiesto di fare da baby sitter alla sua Achela dei Sanchi non ho potuto rifiutarmi.

E nei due giorni trascorsi con lei sul divano, a rincorrerci in giardino o a mangiare schivando il suo sguardo, ho avuto conferma di mie due grandi convizioni.
Innanzitutto che, per quanto dividere la propria quotidianità con un bracco rappresenti sicuramente un grande onere, è soprattutto un grande onore.
E poi, che il bracco italiano è nato per vivere (anche) in casa, per tutta una serie di motivi che senza dubbio vi interessano tantissimo e che non esito a sottoporvi.
1. Il bracco italiano è un animale sociale.
Che se vuoi è etologia spicciola, ma fa sempre la sua figura.
Se tutti i cani amano stare in compagnia per la faccenda del branco e compagnia cantante, per il bracco italiano la famiglia è tutto. In fondo, essendo stato creato e selezionato da noi popolo di mammoni, non c’è da meravigliarsi.
Che si tratti di persone, di cani o altri animali, il bracco italiano fa famiglia con tutti, ed è una cosa che ho sempre adorato nei miei cani: l’amore senza rivalità di Rosco per Ulisse, la dipendenza di Ulisse da quell’insolente spaccamaroni di Olena e l’affetto brutale con cui lei lo prende a zampate per fargli sentire che c’è, l’ingenuità con cui la piccola Isadora si accoccolò tra le zampe dell’allora kattivissimo zio Ray, la prima notte nella casa nuova.
Per l’amore di cui è capace, un bracco italiano non dovrebbe mai ritrovarsi da solo in un giardino o dentro un box, perchè l’isolamento fa di lui un’anima ansiosa, insicura e profondamente infelice.

2. Mi casa (no) es tu casa
Semplicemente, qualunque cane si ritrovi relegato all’esterno non considererà l’interno della nostra casa il suo territorio, quindi non solo non sarebbe interessato a proteggerla da eventuali intrusi, ma potrebbe anche sviluppare un senso di pericolosa frustrazione nei confronti di persone, bambini o altri animali ai quali invece l’accesso venga consentito.
Di norma il bracco italiano non è aggressivo, nè troppo territoriale però non si sa mai, io ve l’ho detto.
3. Il bracco italiano è un cane da caccia
Ho perso il conto delle volte in cui ho sentito dire che il bracco/setter/breton/spinone di turno poteva essere tenuto nelle peggiori condizioni possibili, tanto è un cane da caccia. Allora diamogli fuoco.
L’essere un cane da caccia, senz’altro lo rende più resistente o forse solo più stoico davanti a fatica e dolore, ma la selezione venatoria lo rende anche maggiormente incline ad istaurare un rapporto di amicizia e cooperazione con l’uomo, affezionandosi in particolare ad un membro della famiglia – quasi sempre chi lo porta a caccia o gli garantisce forme di svago che gli permettano di dar sfogo ai suoi istinti.
Seguono in graduatoria quello che cucina, quello che gli allunga la roba sotto la tavola e – almeno in casa mia – quello che lo lascia bere nel bidet.

4. Se lo porti a caccia, il bracco italiano è un cane da caccia.
La vita tra le mura domestiche ahimè non trasforma un brocco in un campionissimo, ma senz’altro migliora e rafforza l’intesa tra il cacciatore e il suo ausiliare.
E in situazioni in cui uno sguardo o un minimo cenno possono fare la differenza, non c’è niente di più gratificante del collaborare con qualcuno che vivendo al tuo fianco 24/7 ha imparato a conoscerti come le sue tasche e non vede l’ora di mettersi al tuo servizio per la felicità di entrambi.
5. Il bracco italiano da giardino impegna quanto un bracco casalingo
Se tenere un bracco in casa significa ritrovarsi pelo dappertutto, minacciose stallattiti di bava dal soffitto e lavatrici in moto perpetuo, optare per la più comoda alternativa di piazzarlo in cortile pensando di aver risolto ogni problema, non è che una pia illusione.
Lo capisci la prima volta che carichi in macchina un bracco da giardino e prendi un bel respiro, che una sciacquatina ogni tanto non avrebbe fatto male.
A lui come allo spazio in cui lo rinchiudi per mangiare e dormire – a meno che non ti piaccia vivere circondato da insetti richiamati dall’odore di escrementi e pelo sporco.
Se fai mente locale scopri anche che tenendolo fuori:
– devi attrezzarti per tenerlo a riparo dal caldo e dal freddo;
– devi nutrirlo adeguatamente e regolare il suo stile di vita sulla base dell’età e del suo stato di salute – che dovrai quindi tenere monitorato, procurandoti un orchite mentre fai su/giù/dentro/fuori 500 volte al giorno;
– lo esponi maggiormente ai fattori di rischio come infestazioni parassitarie, ferite e punture (leggi anche Leishmaniosi) per cui dovrà essere curato con costi spesso superiori a quelli di default;
– la solitudine può fargli sviluppare problemi caratteriali o spingerlo a sfogare lo stress combinando guai o abbaiando in continuazione, per la gioia del vicinato…finchè a qualcuno non viene in mente di risolvere con una polpetta;
– sì, se gli vuoi bene devi portarlo a spasso lo stesso;
– rappresenta una scocciatura ogni volta che non sogni neanche lontanamente di portarlo in vacanza con te e devi trovare una pensione o qualcuno che se lo accolli.
Tutto questo per non godere neppure della sua compagnia visto che mentre tu sei da solo dentro, lui è da solo fuori.

6. Il bracco italiano da giardino è un incivile limite
Nel senso che non essendo abituato a condividere con noi spazi e tempistiche, nè a comprendere i nostri movimenti o le dinamiche relazionali, sarà più impegnativo tentare di inserirlo in un contesto sociale civile. Tipo portarlo in pizzeria o in una camera d’albergo – fosse anche solo per via della patina oleosa che lo ricopre o la nube tossica che lo accompagna – specie dopo la stagione delle piogge.
Il che è un vero peccato, perchè in questa società sempre più dog-friendly il bracco italiano ci sta come il cacio sui maccheroni, poichè è di natura un cane estremamente intuitivo, intelligente, docile, facile all’apprendimento di qualsiasi cosa e capace di adattarsi alle situazioni più disparate.
Impedirgli di far parte della nostra quotidianità, è un pò come comprarsi una Ferrari per tenerla sempre in garage.
7. Anche perchè la situazione non è così tragica
Davanti alla prospettiva di un cane di 30 kg, che perde il pelo (come tutti i cani), che sbavicchia (non sempre, non tutti e come molti cani), e che puzza (non sempre, non tutti e come molte persone), certa gente si sgomenta subito.
La verità è che è tutta questione di abitudine – da parte sua come da parte nostra – e di salute mentale.
Un cane di qualsiasi taglia può vivere tranquillamente in casa, a patto che non viva sempre e solo in casa, cioè che possa sgranchirsi in giardino se lo si possiede o venga portato fuori quelle 2-3 volte al giorno – nel caso specifico del bracco italiano in quanto razza da lavoro, una bella sgambata in campagna è sempre gradita, ma questo è un altro paio di maniche.
Per quanto riguarda il pelo e la bava, posso solo dire che se ci si accinge a comprare un animale partendo con certe manie, il trattamento sanitario obbligatorio è dietro l’angolo, per cui lasciate perdere ed optate per un peluche.
Se invece si tiene all’igiene ma siamo persone normali, non esiste problema che una lavatrice, un mocho vileda e un’aspirapolvere non possano risolvere.
La storia della puzza invece è regolata da fattori genetici, alimentari e ambientali che possono incidere sull’aria che si respira vicino a lui.
Anche nella peggiore delle ipotesi comunque, casa vostra non diventa Chernobyl e con un buon profumatore per ambienti passa la paura.
8. Il suo posto è accanto a voi
Qualsiasi angolo decidiate di riservargli, scoprirete che il suo posto preferito è appiccicato a voi. Qualsiasi cosa stiate facendo, ovunque vi troviate.
La via più breve tra due punti sarà anche una linea retta, ma quella tra un cane e il suo padrone è il profilo di un bracco italiano.

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