Quando è parso chiaro che non avremmo potuto tenere per noi tutte le 10 piccole idrovore, in un primo momento, la stragrande maggioranza delle richieste di affido ci è pervenuta dall’estero – molto estero – ma per quanto la cosa ci lusingasse, non c’era prospettiva che mi terrorizzasse di più.
Prima di tutto perchè presentarmi in aeroporto, infilare uno dei miei piccolini in una gabbietta e lasciarlo solo per ore, impilato su una fila di bagagli, nemmeno per idea, poi perchè oltre a rappresentare il primo tassello di un mosaico genetico fondamentale al nostro progetto, questi cuccioli – se ci fosse bisogno di dirlo – hanno per me un ENORME valore affettivo.
Alla luce di ciò, la pretesa che rimanessero tutti il più vicino possibile, seguiva a ruota quella che andassero a stare da re e regine.
C’era poi la clausola del ricongiungimento post abbandono del tetto natale, ideata dalla sottoscritta in qualità di vice madre e chiaramente riportata nel contratto alla voce “Non vi libererete mai di me buahahaha”, nella quale si accetta con rassegnazione che l’allevatrice possa comparire all’improvviso, su (auto)invito, al videocitofono delle nuove famiglie.
Chiedetelo se non è vero a chi ha commesso il grave errore di darmi confidenza finchè, una domenica sera di fine estate, mi ha sorpresa nel proprio giardino.
La vittima della prima carrambata infatti, non poteva essere che lui: Raniero, per gli amici più intimi Ragnorri il bracco che non deve chiedere mai perchè non gli interessano le risposte, oggi noto come Dante.
D’altra parte non è colpa mia se il destino ha fatto sì che proprio il cocco di Olena, sia rimasto comodamente a portata di stalking. Se ci aggiungete che i suoi padroni, sin da subito, ci hanno usato grandissima gentilezza e infinita disponibilità, ammetterete che se la sono cercata.
Dante era di Daniele e Valentina, ancor prima di venire al mondo e possiamo dire di averlo cresciuto insieme.
Il giorno della scelta, sprizzavano entusiasmo da tutti i pori ed è stato talmente facile da parte mia empatizzare con la voglia di portarsi a casa il loro primo bracco italiano, che non sono mai stata gelosa di una così precoce presenza esterna nella vita del mio cucciolo, nonostante appena nato fosse già di qualcun altro.
Benchè si potesse tranquillamente ipotizzare per lui un grande avvenire, alla sua nuova famiglia di quello che sarebbe potuto diventare, interessava poco e niente: lo avrebbero amato a prescindere da qualsiasi velleità morfologico-espositiva o da qualsiasi fosse stata la sua predisposizione venatoria. Avrebbero messo la loro casa e il loro tempo a disposizione di Dante, rendendo la sua felicità, una priorità per la vita.
E io credo che chiunque allevi cani per amore, non possa chiedere premesse migliori.
Col passare del tempo, Raniero è cresciuto mantenendo la promessa di diventare, se non altro, uno dei più promettenti della cucciolata, e si è distinto per la sua personalità indipendente, l’approccio strafottente verso qualsiasi evento/cosa/persona ma anche per il suo essere indecentemente mammone.
Non era strano per lui uscire dalla cassa parto per andare ad acciambellarsi al freddo purchè lontano dagli altri, trovarlo tranquillo accanto a Olena mentre i suoi fratelli distruggevano la stanza, o vederlo partire in solitaria verso casa, quando ne aveva avuto fin troppo di noi e dell’allegria della vita sociale.
A distanza di due mesi dal giorno in cui l’avevamo messo nelle sapienti mani delle sue piccole assistenti, siamo stati felicissimi di ritrovarlo circondato dall’amore e dalle mille attenzioni di chi fa entrare nella propria vita un cane per curarlo come merita. E infatti il Dante di oggi è evidentemente un cagnolone sereno, amato e straviziato da tutti i membri della famiglia, dai quali non si separa un attimo.
Con l’approccio soft che ci contraddistingue, gli abbiamo sguinzagliato subito dietro Ulisse e Olena, e trovatosi in minoranza, messo all’angolo da mamma e nonno che a modo loro lo invitavano a giocare – forse traumatizzandolo per il resto della vita – la sua risolutezza ha vacillato. Dopo aver preso le misure però, Dante è tornato il Raniero di un tempo e fattosi coraggio, non ha più mancato un’occasione di sfidare Ulisse o di appiccicarsi alla mamma la quale, avendolo immediatamente riconosciuto, scommetto sia rimasta soddisfattissima del suo pupillo, tirato su a colostro e kattiveria.
A cinque mesi, la nostra impressione su di lui è stata delle migliori.
Crediamo che a Dante non manchi davvero nulla per diventare un bellissimo esponente di razza, superiore ad entrambi i genitori. Considerando la sua giovane età, è già palese in lui un’eleganza innata, un colore bellissimo, una struttura ancora tutta da definire ma già estremamente tipica nelle proporzioni e nella costruzione, un carattere docile e fiero e non da ultimo, una caparbietà e una passione sul terreno evidenziate nel primissimo avviamento alla pratica venatoria.
Le porte davanti a lui sono tutte spalancate, non gli resta che sognare in grande con quel suo cuoricino di pochi mesi, che magari un giorno lo condurrà lontano ma che per il momento, lo riporta sempre dalla sua mamma.
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