di Andrea Vaccari

A partire dal mese di ottobre, tornato a casa dopo la giornata di caccia mi dicevo: Andrea questa la devi scrivere, Andrea questa la devi raccontare, e poi finiva che troppo stanco, a stento avevo le forze di accendere il pc, giusto il tempo di riportare telegraficamente sul mio diario quanto accaduto per calanchi e poi di corsa a dormire, con già nelle orecchie il suono della sveglia del giorno successivo, fissata sempre troppo presto.


In questo modo è trascorsa l’intera stagione venatoria, ricca di episodi che varrebbe la pena raccontare, specie quelli con protagonisti i fagiani più furbi, quelli sopravvissuti alle prime uscite, che si sono rivelati avversari ostici quanto determinanti alla specializzazione di Olena, la giovane bracchetta che ha ancora tanto da imparare ma che in quello fa ci mette testa e cuore.

La nostra teppistella continua a migliorarsi, mostrando qualità venatorie sempre più affinate, che la stanno trasformando in una cacciatrice di prim’ordine.

I progressi rispetto alla prima stagione sono stati enormi, in particolare sotto il profilo della continuità e della finalizzazione in termini di carniere: adesso che abbiamo preso confidenza coi nostri obbiettivi, non vogliamo perderci in chiacchiere ma ci adoperiamo per concludere ogni azione con un successo.

Questo anche grazie alla sua bravura nell’interpretare ogni situazione: il selvatico pedinava nel fitto? In due secondi lo incalzava per non dargli il tempo di mettersi in salvo con le sue astuzie, senza badare a spini e ai rovi, uscendo da queste battaglie piena di cicatrici e gloria.

Se invece l’animale teneva, lei mi aspettava con pazienza fin quando non fossi pronto a dare il comando, dopodichè risolveva la situazione con dei recuperi da Spaniel, veloce, facile e alla mano.

E Ulisse?

Il vecchio Uli è il gladiatore di sempre.

Il passare degli anni non sembra scalfire la sua prestanza fisica nè tanto meno le sue doti venatorie. Com’è naturale che sia, la velocità non è più quella del gagliardo giovanotto spaccamontagne di un tempo, ma neppure quella di un soggetto prossimo agli 11 anni, con tanta caccia vera sulle spalle.


Tiene tranquillamente una giornata di caccia sui monti, non si risparmia mai, caccia e cerca con (anche troppa) determinazione.
L’incombente passaggio del testimone generazionale è diventato palese quest’anno quando, in più di un’occasione, Ulisse si è ritrovato a consentire sulla figlioletta già in ferma. Lo stesso dicasi per svariati riporti, con Olena che sopraggiungeva in derapata, sorpassando il padre sulla destra e senza mettere la freccia!

Comunque, nella prima parte della stagione Ulisse si è riconfermato un insegnante prezioso per Olena, con mille dimostrazioni pratiche di aggancio del fagiano mannaro reggiano, partendo dall’usta fino ad arrivare a fermare le prede dopo metri e metri di filate e guidate.
Solo che, esattamente come Ulisse fece con Rosco, anche Olena molte volte ha superato il suo maestro.

La stagione ci ha visto impegnati in rusticani duelli con fagiani, pernici e  beccacce errabonde. Purtroppo gli amati beccaccini sono mancati all’appello sia in terra emiliana che in quella toscana a causa della siccità che ha interessato i terreni in cui pratico questa caccia, facendomi contare sulla dita di una mano gli incontri.

Parlando di Toscana, per il secondo anno consecutivo ho cacciato in un ATC della terra di Dante, anzi della terra di Galileo per essere precisi, visto che ho approfittato dell’ospitalità degli ATC di Pisa. Qui ho affrontato i fagiani della macchia mediterranea, un ambiente per me totalmente nuovo e inesplorato. In quei boschi cresciuti lungo il litorale tirrenico, i grandi pini marittimi, i lecci e il fitto sottobosco aiutano i pennuti a scappare al sicuro dal letale piombo dei cacciatori, rendendo il gioco molto più intrigante. La piccola Olena si è mostrata comunque all’altezza delle nuove avventure in un contesto così diverso, affrontando questi posti con sicurezza, svolgendo il suo ruolo al meglio, adattandosi all’ambiente.

Ora che la stagione volge al tramonto, mi attendono 8 lunghi mesi di attesa prima di poter tornare a vivere intense giornate a spasso coi miei bracchi, ma nè io nè loro abbiamo intenzione di poltrire, anzi continueremo gli allenamenti e l’addestramento della giovane demone di Casamassima, nella speranza di riuscire a partecipare a qualche prova, per dimostrare in maniera ufficiale di che pasta è fatta la mia valchiria a quattro zampe.

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