Giorno 3

Nella davvero fantascientifica ipotesi che qualcuno si azzardasse ad insinuare che sostanzialmente in Repubblica Ceca da vedere ghè un càs, volendo si potrebbe rilanciare con Česky Krumlov, non che ci sia qualche speranza di persuadere l’interlocutore, però che diamine, almeno mettete sul banco una cittadina dichiarata patrimonio dell’UNESCO.

Gioiellino medievale confinato ai limiti meridionali della regione, tagliato in due dal fiume Moldava e sovrastato dall’immenso castello dei Rožmberk (il 2* più grande della Boemia), Krumlov si articola in tanti piccoli vialetti ciottolati – il top per sbriciolarsi i menischi passeggiando con due bracchi al guinzaglio – che attraversano e circondano la città riducendo a zero ogni probabilità di perdere l’orientamento.
Un ottimo punto di partenza perchè sospetto anche l’unico per la visita, è la piccola terrazza panoramica che si trova sulla destra appena prima del centro storico, dalla quale si gode della vista delle principali attrazioni offerte dalla città e che vi impegneranno quelle 2-3 ore al massimo: il hrad e un paio di chiese.

Sfruttate la pendenza del 70% sul corso che conduce alla piazza principale per non farvi accalappiare dai commessi che sbucano con l’intento di risucchiarvi nelle miriadi di gioiellerie che troverete lungo la strada verso il centro (ma non potete tornare a casa senza un pendente di Moldavite!)
Scendete fino alla piazza principale Namesti Svornosti in cui si trovano la solita Colonna della Vergine, il solito radnice (municipio), i soliti hotel e le solite case colorate strane sempre lì a regalarvi preziosi deja vu.

Imboccate una viuzza a caso che tanto tutte le strade portano al castello e finalmente concedevi dello shopping senza temere le cifre astronomiche esposte nelle vetrine, il cambio favorevole permette anche a poracci come noi di vivere grandi soddisfazioni.
Nel caso invece condividiate con noi la Paperonde’Paperonite cronica (ma siete comunque poveri), date almeno un cinque alto alla vostra glicemia facendo merenda con la delizia locale: il Trdelnik ossia pasta di pane tutta tempestata di zucchero, cannella e mandorle!
Bono da morì.

Non vi ho mai detto di smettere di camminare per cui a questo punto immagino sarete giunti all’altezza del ponte coperto che costituisce l’ala più recente del castello ed ovviamente non espugnabile con due bracchi al guinzaglio.

Complimenti, avete appena risparmiato non so quante Corone.
Questo pensiero felice dovrebbe garantirvi un guizzo vitale sufficiente a farvi circumnavigare l’area e raggiungere (per sbaglio) l’entrata principale del hrad dove, se vi dice culo, potrete ammirare gli splendidi orsi che abitano il fossato.
Momento #esticazzi?: perchè questi dovrebbero tenere gli orsi da guardia? A quanto pare la famiglia che costruì il castello, per darsi un tono, avrebbe abbinato al proprio cognome quello di qualche antenato italiano, tale Orsini.
Da qui piccoli orsi, da qui gli orsetti come stemma di famiglia, da qui “ragà mettiamo due orsi nel fosso”.
Makes sense.

In questa zona potreste finanche avere l’occasione di intravedere altre curiose creature bipedi di tutte le forme e colori.
Non spaventatevi, sono persone.
Senza incrociare i loro sguardi, fuggite lontano attraverso la Cervena brana (la Porta Rossa) che sbuca proprio nel mezzo del celebre Vicolo Latran, la zona più commerciale della città.

Può essere una buona idea fermarsi a mangiare qualcosa in uno dei moltissssimi ristoranti, noi per comodità (dei cani) ci fermiamo su una panchina in riva al fiume perchè sono mesi che aspetto di sfoggiare l’ultima diavoleria acquistata online.
Un set da viaggio scomponibile in 3 pezzi di cui un contenitore ermetico (chi vive nel terrore della torsione di stomaco e ammolla sempre le crocchette in due dita d’acqua capirà quanto ciò sia eccitante) e due ciotole, che ci ha cavato dall’impaccio di dover preparare il pasto in anticipo e trasportarlo bagnaticcio nello zaino.
Letteralmente adoVo.

Dopo quelle 3 piadine ripiene a cranio, l’abbiocco ha la meglio.
Ci perdiamo così gli interni delle chiese Sv. Vit e Sv. Jost che dicono essere bellissimi, in favore di una passeggiata digestiva verso la macchina per concedere ai cani un po’ di relax prima di affrontare il road trip fotografico verso casa.
A nostro avviso infatti il modo migliore per godere appieno del territorio boemo, ancora abbastanza brullo in cui i paesi spuntano qua e là molto distanti l’uno dall’altro, sia girarlo in auto assaporando ogni volta l’impagabile brivido offerto dai passaggi a livello senza sbarre o tutti quegli edifici fluo a contrasto di un cielo perennemente grigio.

Non si sa come ma alle 17:15, mentre tutti quelli che conoscete stanno facendo merenda, voi vi ritroverete a cena con amici in una taverna nel centro di Ceske Budejovice.
La cosa preoccupante è che nonostante la prenotazione dovrete fare a pugni per entrare.
Per cenare.
Alle cinque e un quarto.

 photo cibo_zpsi9qy38e0.jpg

Il capoluogo di regione merita senz’altro più tempo di quello che abbiamo potuto dedicargli noi, strafatti di pioviggine, fotografie e bracchi da traino com’eravamo.
Un piccolo giro per le vie della città però è presto fatto.
Lasciate la macchina nella prima periferia e raggiungete il centro attraversando uno dei mille ponti sopra la Moldava.
Sbirciate tra le inferiate le vetrine dei negozi rigorosamente chiusi – hai visto mai che a qualche turista gli viene in mente di lasciargli dei soldi – raggiungete il Duomo per immortalare la Torre Nera e rubate almeno una foto al lastrone collocato al centro della piazza principale sul quale gravita un oscuro sortilegio: se lo si calpesta dopo le 23, ci si perde.
Considerato che di sabato sera all’ora dell’happy hour la città era completamente deserta, forse la cosa dovrebbe impensierirvi più di quel che credete!

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