Giorno 2

Se siete di quelli che in trasferta ci tengono a mimetizzarsi con la fauna locale subendo usi e costumi del luogo di turno, allora non rifiuterete di iniziare la vostra prima giornata ceca a suon di weiβwurst conditi con senape amara e bevanda dolce a scelta.
Se invece come me potete permettervi di scommettere tutto sulle riserve lipidiche, fingete di aver detto no al colesterolo, andate di caffè espresso e che Dio ve la mandi buona.

Trovandovi dove vi trovate, vi sarete accorti di essere a due passi dalla regione del Třeboňsko.
Direi quindi che il vostro tour non può che cominciare con una bella passeggiata mattutina lungo il Rybník Rožmberk, uno dei tanti che si trovano in questa parte di Boemia ma sicuramente tra i più ampi.
Il lungo viale alberato che costeggia il lago separandolo dal bosco è una perfetta anticamera alla gita in città con cani al seguito!

Scoprirete ben presto che se questa regione è quello che è, lo deve alla ricca ricca ricca famiglia dei Rožmberk, i cui componenti con le loro vicende incasinatissime torneranno a tormentarvi nel sonno a settimane di distanza dal vostro ritorno a casa.
Per questo ritengo che, se volete godere appieno del territori che vi apprestate a visitare, il paragrafo che segue vi è quantomeno vitale.
Dunque momento #esticazzi: chi erano i Rožmberk? Ovviamente – tra le altre cose, almeno spero per loro – i fondatori della cittadina di Třeboň i quali intuendo la grevità di questi luoghi creati dal Signore in preda ad un attacco d’arte suggerito dal buon Muciaccia, pensarono bene di commissionare stagni a destra e sinistra chè almeno uno il pomeriggio se lo passava a pesca.
La cosa gli girò talmente bene che diventarono specialisti nell’allevamento delle carpe, ancora oggi attività principe dell’economia locale che ispira la tradizione culinaria, sagre, eventi ma piùchealtro suggestive rotatorie votive.

Trattandosi di pane quotidiano, i poverini si sbatterono veramente un sacco nel tentativo di cavare il sangue dalla rapa ed in parte ci riuscirono, grazie all’intuizione di utilizzare lo stesso fango in cui grufolavano le carpe in cerca di cibo per scopi curativi, trasformando Třeboň in una città termale.
Riprova del grande impatto che questa attività conserva sul territorio, sono le dighe costruite per trattenere i pesci in caso di esondazione dei laghi, adesso passerelle per bracchi e braccofili.

O i bacini in pietra che circondano il ben più grande lago Svět in cui vengono parcheggiate le trote per un periodo di purificazione gastrospirituale pre-padella.
D’altronde ci sarà un perchè se da noi una volta pescate, te le fanno rimollare nel laghetto.
E’ proprio vicino a queste jacuzzi per carpe che può essere ideale lasciare le auto per visitare a piedi la città di Třeboň (per i tedeschi Wittingau, per i nostalgici Witigenove).

La via più suggestiva al centro storico sono le 4 porte incastonate nelle mura, ma noi che siamo rustici iniziamo il giro dal Castello (Zamek) accompagnati da Karel presissimo dal raccontarci a mitraglia tutto lo scibile su dinastie, decapitazioni e conflitti storici.

Fin da subito il piano è stato quello di farlo ubriacare (a fin di bene) ma la cosa mi è un attimo sfuggita di mano: eccomi dunque – a stomaco vuoto con già un caffè in circolo che mia nonna avrebbe definito “a sciacqua budella”- pronta per la dose alcolica di mezzogiorno: liquore al miele che a parte la botta di calore (va bevuto bollente) è talmente allucinogeno che vi consiglio di provarlo.
Lo stesso vale per un’altra chicca ceca: il gelato alla spina. Se non sapete quale scegliere tra le due gelaterie della provincia, considerate che qui sei veramente un ganzo solo se i gusti disponibili sono meno di 3.

Da cortile del castello ci si ritrova barcollando direttamente nella piazza Masaryk con le sue case colorate, il palazzo del Municipio, la Colonna della Vergine e Al Cavallino Bianco.
Ennniente.

Qui, nell’incombenza dell’ora di pranzo, non si fatica a trovare un ristorante pronto a destrutturare le certezze gastronomiche post-globalizzazione di chiunque, tra un piatto di canederli ammollati e i 1000 modi + 1 di cucinare una carpa.
Dimenticate infatti pizzerie da asporto, paninoteche o McDonalds: sotto questi cieli, il Doner Kebab è il nuovo Hard Rock cafè.

A sto punto, solo circostanze di morte imminente possono trattenervi oltre in detti luoghi.
Il mio consiglio è quello di non perdere tempo e avviarsi verso l’uscita della città prendendo di mira la breccia nelle mura più caratteristica delle 4: Porta di Sviny.
Sul vostro percorso troverete addirittura un negozio di souvenir e subito dopo, una serie di vicoli fluorescenti che almeno le fan dei mini Pony reputeranno pucciosissimi.

Qualche foto ci sta ma non dimenticate che avete una missione: A.N.D.A.R.V.E.N.E.
Seguite la luce in fondo alla porta poco prima della quale vi imbatterete nell’ex birrificio reale, oggi casa produttrice della pregiatissima birra Regent, comprensibilmente sorvegliato a vista da 2 ipnomufloni.

Stendeteli a colpi di bracchi per accedere trionfanti al casottino di pronto soccorso birra aperto 24 h (giuro!) dove noi, motivati dal buon Karel a.k.a. Mr Luppolo, ci siamo portati via anche l’incasso giornaliero.
Uscendo sbronzi dalla porta Sviny ci si ritrova sull’argine del rybnik Svět cioè lo “stagno Mondo”.

Adesso, il buffissimo nome produce negli indigeni tutta una serie di esilaranti battute sulla possibilità di fare il giro del Mondo in 3 ore risparmiando 79 giorni.

Io lo so cosa pensate ma se non ridete siete delle brutte persone.

In realtà questo è un posto meraviglioso per passeggiare in compagnia di cani, ornitologi o cacciatori.
La natura incontaminata infatti ospita moltissime specie animali tra cui diversi uccelli che in Italia si ha occasione di avvistare solo in inverno come morette, alzavole e cesene.
Nel mio caso segue megapippone su tuuuuutte le specie cacciabili, cosa mangiano, dove migrano, quando sloggiano e da dove passano.
Per fortuna le soluzioni per farla finita qui sono molteplici.
La più semplice è senz’altro quella di fermarsi a fotografare lo specchio d’acqua a bordo strada (ma comunque) alla mercè delle mandrie di ciclisti che procedono mediamente agli 80 all’ora sullo sterrato, disposti a rastrello.

Nel caso sopravviviate riportando a casa la pelle, almeno i bracchi vi saranno riconoscenti: li aspettano un enorme giardino, altri bracchi indemoniati, comodi letti ed una cuoca d’eccezione!

4 commenti

Commenti

Effettua il login con uno di questi metodi per inviare il tuo commento:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: