Domenica 22 marzo si è svolta l’assemblea per l’elezione del nuovo consiglio della Società Specializzata della razza, selezionato appunto dai soci radunatisi a Parma.
E allora…lunga vita al nuovo consiglio!
Vi aspettavate che dicessi peste e corna di queste elezioni eh! Invece non solo non dirò nulla, ma non esprimerò nemmanco giudizio su quanto avvenuto o sui protagonisti degli eventi.
Personalmente mi auguro solamente che le persone che si sono accaparrate l’incarico, lo svolgano mettendoci il 110% del proprio impegno poichè i cani a partire dai braccofili, hanno bisogno di un gran lavoro.
Detto questo non mi perderò in considerazioni filosofiche e frasi da Padre Eterno, chè già di questi è pieno il mondo.
In tutte le razze come nelle migliori famiglie, troviamo i soliti noti Dispensatori della verità suprema che si siedono su uno scranno più alto degli altri e con gesti pregni di Santità Papale rilasciano verità e Benedizioni a gratizzzz.
Ma dov’ero io – non socio SABI – mentre i suddetti erano a fare quel che stavano facendo?
Presenziavo a gare ed expo in qualità di spettatore, di umile accompagnatore sui terreni di prova ma anche di giudice.
E proprio sui campi di gara ho avuto occasione di raccogliere testimonianze preziose a tracciare l’identikit dei sopracitati “Padri Eterni” presenti in ogni razza.
Innanzitutto questi per ragioni fisiche, economiche e ministeriali non allenano i propri cani e solo i più temerari li conducono in prova, dopo averli ritirati dall’addestratore la mattina stessa.
Possiedono Jeep ultimodellosplendenticomeilsole, scarponi alla moda, giacchini Luis Vitton, le ghette di Burberry, abiti stilosissimi D&G, cacciano nelle riserve più esclusive, richiedono addestramento solo ed esclusivamente su starne estere, ed ovviamente a fine gara se il cane non ottiene un risultato prestigioso se la prendono con l’arbitro, il quale per forza di cose è il solito corrotto, cornuto, che non capisce nulla!
“io tifo Napoli, tiè!”
Il grande Adelio Ponce de Leon (scrittore di caccia) etichettava suddetti personaggi come preumani, termine molto sottile e super azzeccato, anche se io alla fine sono arrivato alla conclusione che siccome in questo mondo ognuno di noi è libero di fare quello che gli pare, se la vita da “me piacerebbe esse er Padre Eterno” va bene a loro, chi sono io per criticarli?
Nessuno, è ovviamente la risposta corretta.
Ad ogni modo, quando alla sera rientrato da certe manifestazioni, prendendomi su la mia bracchetta per farle fare un proletario allenamento nei campi, pensando a quanto avevo visto durante la giornata e riflettendo sul degrado della cinofilia moderna, mi chiedevo se la moltitudine di persone che fanno della cinofilia una passione si siano mai posti una semplice domanda: ma questi soggetti che al fine di valorizzare un loro cane spendono e spandono, lo fanno con una finalità oggettiva volta a migliorare la razza per cui quell’animale è un tassello di un prodotto, oppure questo è solo un mezzo per raggiungere a un proprio appagamento dei sensi nel poter asserire “ho fatto un altro campione di bellezza/lavoro”?
Bene, dopo essermi attirato le amicizie di ¾ del mondo che conta della cinofilia, sono pronto a proseguire con il mio discorso in considerazioni più tecniche vissute da me direttamente sui campi e sui ring.
In questa tornata intensiva di cinofilia dicevo, sono anche capitato in un paio di expo, e come tutte le volte mi è venuta l’orticaria…
Gente che pettina, tagliuzza, phona e tinteggia poveri cani trattati come manichini (che poi fatemi capire…perchè devi toelettarlo li sul posto come un meccanico durante il pit stop di una formula 1, in settimana non avevi tempo?) risse e scene d’isteria tra umani prima e dopo il ring , per non parlare del modo osceno con cui molti ma soprattutto molte si vestono per portare i cani sul ring, sperando che forse una procace scollatura oppure un pantalone di pelle con il perizoma che emerge in cerca d’ossigeno, possa far sembrare il cane più bello, oppure meno brutto.
La nota positiva è il piacere di ritrovare e scambiare qualche chiacchiera con amici o conoscenti e mettere alla prova la propria capacità di giudizio confrontando la propria idea sui soggetti presentati con quella del giudice di ring.
Negli scorsi due week end invece ho avuto modo di aiutare nell’organizzare e “nel governare” un paio di prove di caccia pratica ENCI, ufficiali.
E qui la cosa si fa interessante, perchè le attese sono sempre grandiose, così come le delusioni che da queste derivano.
In particolare sono rimasto impressionato da un fenomeno: la maleducazione generale.
Nei due giorni di prova in cui sul terreno di gara impersonavo l’assistente-giudice/guida-indigena, su quei 40-50 concorrenti solo in 4, massimo 5 avranno esordito proferendo un impegnativo Buongiorno!, i restanti tutti con delle ghigne da messicano disonorato (via, mi metto contro anche i messicani, tanto ormai…) che non erano neanche le 9 del mattino.
Ragazzi, questa passione ci dovrebbe far divertire non incazzare.
Noto invece che la costante attuale è quella della tensione, messa in scena dai molti individui che si approccia alla prova o all’expo con la stessa serenità d’animo delle tifoserie estremiste che vanno allo stadio solo per picchiarsi.
Nei continentali dominano Breton e Kurzhaar e tra questi è ancora possibile scorgere qualche (pochi) cane che interpreta la nota del concorso nella giusta maniera, rendendo il turno una piacevole simulazione di caccia.
Tra le file della maggioranza invece dilagano sempre di più i corridori, specie negli inglesi, dove il sogno segreto di ogni concorrente sembra essere diventato quello della grande cerca, per cui un gran numero di cani presentati sono in realtà dei missili coperti di frange (o anche no) che fioccano da una parte all’altra del campo, spesso senza alcun senso logico o ordine o geometrie, ma sopratutto senza un qual si voglia istinto venatorio.
Un cane che ha praticato anche una misera stagione di caccia, se non è un completo stupido, arriva a capire che in certi luoghi è più facile l’incontro con la selvaggina – vedi siepi, bordure, incolti – quindi il fatto che molti fossero più impegnati a correre che a esplorare approfonditamente suddetti luoghi, secondo me la dice lunga sul loro effettivo impiego.
In compenso però erano tutti corretti. Razzi su 4 zampe che sfrecciavano su e giù per i campi senza incontrare ma capaci di rimanere perfettamente corretti anche quando la selvaggina partiva per i fatti suoi.
A riflettere su tutto questo verrebbe da chiedersi se questi conduttori portano realmente i loro cani a caccia e con quale risultato.
“Eh ma sai,son cani preparati sulle starne/beccacce” considereranno in molti mentre io rimango convintissimo che non si tratti di un problema di selvatico bensì di mentalità, in quanto sta venendo a mancare il concetto basilare del “si corre per trovare”, non “si corre per salire al volo sul Freccia Rossa”.
Il mondo delle manifestazioni ENCI avrebbe bisogno di un’importante sterzata verso la realtà e verso l’onestà.
Bisognerebbe picchiare nei denti a tutti i furbetti che cercano di raggirare i regolamenti e di avere sempre e comunque il proprio tornaconto. Bisognerebbe ritrovare tanta (o almeno un po’) dell’oggettività perduta, anche evitando di selezionare solo sull’onda dell’entusiasmo modaiolo del momento.
Chiusa la parentesi della cinofilia ufficiale, domenica ho partecipato in veste di giudice ad una prova d’eccellenza S.Uberto, durante la quale data la mia giovane età, sono stato spedito a giudicare una batteria di cani da cerca su e giù per i colli di Dovadola.
Per chi non lo sapesse, il S.Uberto è una disciplina in cui si effettua una simulazione di caccia: ad ogni cacciatore vengono posati 2 animali che l’ausiliare deve trovare e lavorare come si richiede al cane da caccia, quindi tramite un’azione di cerca, ferma e risoluzione oltre a riportare/recuperare tutto nello stesso turno.
Incredibile per alcuni, blasfemia per altri.
Vi dirò di più: certi virtuosi ce li hanno sul serio i cani corretti, senza neppure averli affidati a dresseur e simili.
Grande Magia!
In questo tipo di gare, il clima che si respira è molto più disteso e sportivo, anche se per carità di teste disabitate se ne trovano anche qua, senza però mai arrivare agli eccessi saggiabili nelle prove ENCI.
Normalmente a queste competizioni partecipano cacciatori, molti dei quali con la C maiuscola e si possono assistere a ottimi turni con cani che non sfigurerebbero per niente neanche nelle prove di caccia pratica.
E’ praticamente l’aspetto pratico della cinofilia, l’estremo opposto di quanto descritto prima.
In conclusione, a uno che voglia avvicinarsi alla cinofilia, cosa consiglio?
Ripensaci e datti all’agility ragazzo! – no, questo è un falso consiglio.
Le discipline che provengono dalla caccia sono tutte bellissime, ciascuna ha sfaccettature particolari e son soggette a mode come tutte le cose. Quindi ai nuovi che vogliono avvicinarsi, così come ai vecchi che frequentano questi contesti dico semplicemente una cosa: DIVERTITEVI!
Tornate all’origine, dove si gareggia per il piacere di farlo, facendo valere le proprie idee con i fatti, non con la violenza del verbo o del denaro.
Presentatevi dal giudice con il vostro cagnetto, sorriso sulle labbra, contenti dell’opportunità e godetevela come vi divertite a caccia, senza congetture, senza cercare interessi reconditi e accettando il giudizio per quello che è, facendo i complimenti a chi fa il risultato e impegnandosi ogni volta a fare meglio.