Il venerdi è giorno di racconti di caccia, delle avventurose corse a perdifiato di Andrea ed Ulisse dietro a fagiani, lepri e pernici rosse. E ce l’avevamo già pronto l’articolo, stranamente Andrea non aveva neanche padellato il fagiano!
Ma questa è la settimana della polemica, non c’è scritto sui vostri calendari? Ve lo dico io, fidatevi.
Dopo l’articolo confessione sull’alimentazione di Ulisse e Olena dal sottotitolo “il prossimo che questiona la magrezza dei miei cani, troverà questionata la moralità di sua madre”, è il momento per noi di affrontare un altro tema spinoso, perchè abbiamo voglia di farci un sacco di amici: le focature nel bracco italiano.
Tutto ha origine dalla lettura di una discussione su Facebook, l’ultima delle tante.
Premesso che ho sempre amato i forum di discussione a patto che questi siano costruttivi e non delle semplici arene dove far sterile polemica, su Facebook si possono trovare decine se non migliaia di gruppi di auto-aiuto su cani, mangimi, salute e tutto ciò che riguarda i nostri amici a 4 zampe. Io principalmente sono iscritto ai gruppi di cinofilia, bracchi italiani, caccia e fotografia, cioè le mie passioni.
Raramente però prendo parte alle diatribe, perchè sostenere una conversazione cibernetica costruttiva è praticamente impossibile, soprattutto nei gruppi frequentati da braccofili in cui si passa da un estremo all’altro in 10 secondi e anche nelle discussioni più pacifiche, ci scappa sempre il morto (virtuale eh).
Perchè? In primis, per la litigiosità degli italiani, incapaci di pensare ai fatti propri, sempre pronti a criticare il prossimo indicando la pagliuzza nell’occhio dell’altro e non la trave nel proprio; poi perchè è presente una faziosità esagerata per cui se sei amico di quel tale allora devi essere nemico dell’altro → se clicchi mi piace su una determinata foto diventi automaticamente fratello di uno e nemico giurato dell’altro → da qui deriva un susseguirsi vorticoso di messaggi privati che hanno come nobile scopo quello di screditare la tal persona, unendo fatti veri ad altri d’origine mitologica.
Straordinario, ma tant’è!
Uno degli argomenti più discussi ed oggetto dello scandalo in questione, è quello dei colori e dei difetti di colorazione del bracco, come le focature, appunto.
Cosa sono le focature è presto detto: un difetto cromatico del mantello che si manifesta in soggetti bianco aranci come in quelli roani ma che si riconosce palesemente solo sui secondi, allorchè si osservino piccole chiazze beige/arancioni sugli occhi, sul muso e nel contorno coda.
Lo standard del bracco italiano contempla infatti solo 2 megacolorazioni: l’arancio [melato-arancio e bianco-arancio] e il marrone [bianco-marrone e roano-marrone].
Non è strano però trovarsi davanti a soggetti tricolori.
Questi cani non hanno nulla di sbagliato, sono solo portatori di un carattere genetico non desiderato – la cui rilevanza è solo ed esclusivamente estetica – e quindi non vanno messi in riproduzione.
Stop.
La domanda che un buon lettore dovrebbe porsi è: ma se è un carattere genetico indesiderato e i soggetti portatori non si mettono in riproduzione, come mai ogni tanto riemerge?
E’ mia ferma convinzione che il carattere sia tuttora così presente nella razza, perchè determinate genealogie hanno prodotto sempre e solo cani bianco arancio. Difatti le pecche cromatiche si manifestano anche nei soggetti bianco arancio, solo che non si vedono!
Il fatto è che mentre un bracco roano, nel caso presenti una focatura non viene usato a fini allevatoriali, un bracco bianco arancio con lo stesso difetto mascherato dal colore del manto va tranquillamente in riproduzione, passando per esemplare esente e trasmettendo invece la focatura alle generazioni future.
Pensate alle esposizioni dove i bracchi arancioni sono sempre il doppio dei roani, pensate all’infinità di sfumature di colore: si va dal color giallo paglia a quello aragosta, dal color oro al quasi marrone.
Nei roani non è così, i toni di marrone sono molto più uniformi e puliti.
Quindi la colpa è dei bianco arancio oppure dei roani? Tanta colpa l’avranno i bianco arancio ma probabilmente anche nei roani è presente lo stesso gene, solo in forma recessiva.
I focati sono sempre nati e non è un crimine produrne, la cosa sbagliata è l’omertà che li circonda.
Se l’allevamento dei cani fosse fatto in maniera oggettiva e tutti denunciassero la nascita di questi cuccioli dai colori sbagliati, si potrebbe ragionare e capire meglio quali cani e quali genealogie trasmettono maggiormente questo problema.
Un’altra domanda per chi si avvicina per la prima volta al bracco italiano e non sa a che Santo votarsi, potrebbe essere: come assicurarmi che il mio cane non sia focato? Attraverso l’uso degli occhi, signori miei.
A 70 giorni la colorazione classica nei punti cruciali è molto evidente e non si può sbagliare. Resta il fatto che non c’è assolutamente niente di male nello scegliere un cane focato, ad amarlo come un figlio, a portarlo a caccia oppure anche no, purchè si sia consapevoli dei limiti dettati dallo standard nel caso si voglia intraprendere la via delle expo e delle competizioni di bellezza.
E’ triste, ma siccome al giorno d’oggi non si può far fede a nessuno, bisogna imparare a schivarsela da soli la pallottola.
Come? Ancora una volta LEGGENDO, CHIEDENDO, INFORMANDOSI.
Diventando quello che a Pisa definiscono, rubando peraltro un’espressione dal francese, il gatto attaccato ai coglioni di qualcuno.
Possibilmente di qualcuno che ne sa, non di uno che fino a ieri allevava pinguini Delonghi.
Possibilmente prima di prendere il cane.
Ma questo discorso vale per tutto, le focature, la displasia, le allergie, la detrmatite, la taglia, la pazzia, la bava.
I miei bracchi hanno messo al mondo più di 100 figli, con cagne che ovviamente appartenevano alle genealogie più disparate.
Di questi 100 (CENTO) cuccioli, checchè ne dicano les incompetents, solo 1 ha presentato focature.
E’ strano come gli allevatori italiani, tendano a non fotografare nè pubblicare foto di cuccioli con mantelli di colore scuro o “strano”, mentre gli allevatori esteri mostrino tutti tronfi cuccioli fallati. Eppure hanno soggetti che provengono da linee di sangue allevate nel nostro bel Paese!
Lo stesso dicasi per i privati che fotografano incuranti e in totale buona fede tutti i bracchettini appena nati.
Possibile che siano solo gli altri a sbagliare la scelta dei patner da far riprodurre? Il vero problema è che nella nostra Nazione, ancora non si capisce la differenza tra allevare e selezionare.
La stragrande maggioranza degli appassionati continua ad allevare soggetti seguendo mode e dicerie, senza basarsi su dati oggettivi. La razza avrebbe bisogno di un approccio totalmente diverso per aiutarla a superare i problemi che la contraddistinguono e che non dovrebbero essere considerati come caratteristiche e peculiarità, ma difetti.
Ma forse il problema maggiore dei bracchi sono i braccofili e per migliorare la razza, bisognerebbe riselezionare i bipedi.
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