Di cani ne ho sempre avuti ma adesso mi rendo conto di essere più brava a viziarli che a educarli come si deve.
Con Olena vorrei che fosse diverso, un pò perchè è il mio tesssssoro, un pò perchè se questa cosa dei bracchi italiani dobbiamo farla davvero, almeno facciamola bene.
Così ho deciso di documentarmi, di cercare in rete, di guardare video, di chiedere agli esperti ma soprattutto di leggere il più possibile sull’argomento e diventare una padrona migliore o almeno poter dire di averci provato.
Quando ho chiesto agli amici dei titoli per la mia biblioteca cinofila, mi sono sentita rispondere spesso che “certe cose non si trovano sui libri”. Sicuramente è vero, le esperienze si fanno sul campo, ma io credo che la letteratura offra sempre spunti e prospettive su cui si può riflettere e da cui si può imparare, dunque perchè limitarsi?
Così ho raccolto qua e la parecchi testi che trattano di psicologia canina, obedience e addestramento del cane da caccia.
Per non sbagliare ovviamente, sono partita dal più trash.

L’uomo che parla ai cani- Cesar Millan

Classificazione: 2 su 5.

Non sono sicura che Millan coi cani ci parli e basta ma se riusciamo ad accantonare i pregiudizi sullo show televisivo, ci troviamo davanti ad un libro che offre un punto di vista chiaro, più o meno condivisibile, ma comunque interessante.
Nella pratica aggiunge poco o niente al bagaglio di conoscenze accumulato da chiunque si sia già trovato a dover educare un cane e non l’abbia trasformato in un serial killer (se invece l’avete fatto per carità, leggete il libro) ma approfondisce la struttura che deve necessariamente instaurarsi tra cane/i e padrone per una convivenza serena.
L’idea è questa: un cane è un cane e non va umanizzato.
Quello che per noi è la felicità potrebbe non esserlo per lui. Addobbarlo come un albero di natale, tempestarlo di diamantini non è quello che lui vuole, è quello che noi vogliamo. Capito Paris Hilton?
Per costruire un rapporto sano col nostro cane bisogna comunicare con lui tramite il linguaggio del corpo e stabilire la nostra leadership avvalendoci dell’energia: solo assumendo un atteggiamento calmo-assertivo riusciremo a farci riconoscere da lui come il capobranco indiscusso, il che ci permetterà di gettare le basi per una vita all’insegna dell’equilibrio psico-fisico di entrambi.
Fin qui tutto bene.

L’ ego di Cesar – nomen omen- ha però dimensioni epiche e ciò lo spinge per la prima parte del libro a raccontare la sua storia strizzando l’occhio al sogno ‘mmmeregano del giovinotto ispanico cresciuto nella fattoria del nonno che dopo una serie di botte di culo all’insegna dell’illegalità e varie spintine da parte delle star holliwoodiane riesce, nel giro di poco tempo, ad imporsi negli USA come il miglior rieducatore di cani al mondo.
Per arrivare alla parte interessante e tecnica del libro, bisogna quindi dribblare le prime 100 pagine zipille di nomi celebri grondanti provincialismo di cui Millan, o chiunque abbia scritto il libro per lui, si avvale per portare esempi di casi risolti nel show televisivo, tra cui cani nella zona rossa e bichon frisè che credono di essere Dio.
La cosa tocca livelli imbarazzanti nel capitolo dedicato alle schizofrenie dei cani di Oprah Winfrey che chi scrive nomina compulsivamente nel tentativo evidente di ingraziarsi quella che viene definita il capobranco ideale dell’umanità. Ma che dico dell’umanità, della società americana!
Tutti i paragrafi del capitolo in questione suonano così: il cane di Oprah aveva problemi Oprah riguardo il suo Oprah ruolo all’interno del Oprah branco nonostante si Oprah trovasse in una tenuta Oprah di 16 ettari Oprah arredata dai migliori Oprah designer del mondo Oprah.

Ecco, se sopravvivete a tutto questo troverete concetti fondamentali come appunto la questione dell’energia che regola l’equilibrio tra capobranco e gregari, l’importanza dell’esercizio fisico, della disciplina e della chiarezza gerarchica, i tre elementi che stanno alla base di un rapporto sano col nostro cane e su cui troppe volte l’ansioso wannabe proprietario di quadrupede scodinzolante, glissa.

Il più grande difetto di questo testo secondo me è l’ossessione di Millan per il ruolo di capobranco.
Diventare il leader del cane di turno è lo scopo della sua vita, che come principio sarebbe anche indiscutibile ma questa sua prerogativa permea ogni pagina, lasciandoti alla fine una fastidiosa sensazione nei confronti del tuo cane.
Il libro è pieno di esempi catastrofici di come situazioni normalissime diventino cause scatenanti di turbe psichiche e fobie che rovinano la vita di padroni senza spina dorsale.
Ogni nostro gesto, ogni libertà che concediamo con leggerezza può trasformare il vostro ciccino in Cujo e siccome prevenire è meglio che curare, Millan tra le altre cose propone:
-di non mostrare affetto al nuovo cucciolo per una settimana o due, almeno finchè questo non si sia abituato alle regole del nuovo branco.
-di insegnargli a scendere silenziosamente dal letto così da non svegliarci ed evitare che lui pensi di stabilire gli orari.
-di diffidare dal suo giochino preferito: se gioca sempre con quello potrebbe avere una fissazione e son cazzi.
-di disfare di esercizio fisico il vostro cane prima di metterlo davanti a qualsiasi situazione nuova: sarà troppo rincojonito per reagire male.
-di non illuderci che il cane sia felice di vederci quando entriamo in casa, è solo sovraeccitato, e son cazzi.
-di non accarezzarlo nel caso di cui sopra: se il cane ci salta addosso è perchè sta cercando di dominarci, e son cazzi.
-di tenere conto delle volte in cui lo lasciate vincere al tira e molla, metti che si convince di essere più forte di voi, a chi lo andate a raccontà?.
-di non prendere subito un altro cane se il vecchio Fufi muore, la sofferenza fa di voi delle donnette, e non si è mai visto un capobranco che frigna.
-di non lasciare il nuovo cane libero di esplorare la vostra casa senza controllo, potrebbe reclamare la casa come sua proprietà e diventare aggressivo o peggio sfrattarvi.
-di darvi buona pace del fatto che se ringhia durante il gioco, probabilmente state creando un mostro.
-di tenere ben presente che anche i padroni dei due cani assassini di San Francisco li accarezzavano ad minchiam e poi è finita che hanno sbranato una, però fate voi eh!

Personalmente credo che se si parla in generale e non di cani problematici, questo modo di ritrarre il cane come una creatura sempre pronta a spodestarti, farti fuori, guidare la tua macchina, giacere con tua moglie e crescere i tuoi figli mi sembra molto esagerata.
Nell’insieme, è’ un libro che consiglierei? SI, se siete alle primissime armi e dovete ancora capire come s’imposta la vita con un cane, NO se come me siete ansiosi, impressionabili, paranoici e cercate una lettura che vi istruisca senza farvi venire la tachicardia.
Mi sto ancora chiedendo se quando Olena mi guarda masticando il suo pupazzetto, in realtà stia pensando a come uccidermi.

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